Di Platone si discuta in cinese

By 12 febbraio 2012Migrazioni

Visualizza PDF 2012-02-12-Pozzo-Sole24ore

Leggi sull’Almanacco della Scienza

‘Migrazioni’ è il nome dell’ampio progetto interdisciplinare che il Cnr dal 2008 propone al Paese per affrontare il più importante effetto della globalizzazione. Curato da quattro istituti napoletani dell’Ente (Irat, Isgi, Ispf e Issm), il volume sui ‘Percorsi migranti’ si occupa di strumenti giuridici nazionali e internazionali, diritto del lavoro, apprendimento della lingua italiana e dei processi storico-culturali, linguistici e lessicografici innescati dalle migrazioni.

Nel XXI secolo, l’identità culturale e i fenomeni migratori non sono competenza delle sole scienze umane e sociali. Tullio Gregory e Maria Eugenia Cadeddu, dell’Istituto per il lessico intellettuale europeo e storia delle idee (Iliesi) del Cnr, hanno guidato sessanta ricercatori in un’analisi dei fenomeni migratori ‘in senso lato’, ossia “come trasferimenti di conoscenze ed esperienze culturali in differenti contesti storici, e non solo come mobilità di persone da un luogo all’altro”. Migrare significa infatti “trasferire in contesti diversi esperienze precedenti, conferire significati nuovi ad antichi schemi di valore”.

Idealmente, pensiamo a un immigrante cinese di seconda generazione che frequenta il liceo. Immaginiamo gli venga chiesto di leggere l”Apologia di Socrate’ di Platone. La leggerà in italiano, forse nell’originale greco, forse anche nella traduzione latina. Potesse leggerla in cinese, ne parlerebbe con la sua famiglia; e i suoi compagni si farebbero guidare da lui per leggere gli ‘Analecta’ di Confucio. Questo oggi ancora non è possibile, ma il progetto Unesco della ‘World Digital Library’ va in questa direzione.

Entrano in gioco la memoria cosmopolita, i diritti umani, la connettività dei confini: “La miscela instabile generata dall’incontro di tradizioni antiche con sistemi culturali diversi consente la loro trascrizione in nuovi contenuti, dando vita a inediti orizzonti del sapere”. Pensa bene, dunque, chi sceglie di farsi fautore di un’identità multiculturale, di una cittadinanza plurale basata sulla lealtà ai principi della Carta costituzionale anziché di un’arbitraria identità nazionale, che funziona di fatto più come un’arma, che come patrimonio culturale vivo, fonte di ricchezza e differenze. Nel mondo globalizzato, il mutuo arricchimento culturale è una priorità, uno degli obiettivi fondamentali del terzo millennio stabiliti nel 2000 dalla United Nations Millennium Declaration.

Riccardo Pozzo